Accanto alle correnti principali della Riforma protestante (di Lutero, Zwingli e Calvino), si sviluppa anche una corrente radicale, così detta perché vuole andare alle estreme conseguenze della predicazione protestante. Essa accusa il movimento protestante ufficiale di essersi fermato a metà lungo il cammino della Riforma e di avere accettato dei compromessi col potere.

 

Una delle caratteristiche del movimento della Riforma radicale è la sua tendenza utopistica e militante. Molti rappresentanti di questa corrente erano mossi da visioni ed esperienze di rivelazione soprannaturale.

 

La caratteristica però più appariscente del movimento radicale fu il rifiuto del battesimo dei bambini (pedobattesimo) in nome di una più stretta fedeltà al Nuovo Testamento e soprattutto alla luce di una concezione della fede intesa come scelta libera, matura e responsabile. Nel 1524, a Zurigo, essi cominciano a battezzare gli adulti e vengono così da Zwingli chiamati “anabattisti” (ribattezzatori). Zwingli risponde con una dura repressione, al pari dei cattolici, che ha come conseguenza il dilagare del movimento anabattista. Questo movimento si diffonde nelle Alpi, nella Moravia, lungo il Basso Reno e nella Frisia.

 

Gli anabattisti hanno molto seguito tra i ceti piccolo borghesi; essi fondano piccole comunità di gente pacifica che cerca di applicare scrupolosamente l’etica cristiana (in particolare quella del sermone sul monte).

 

Il pensiero degli anabattisti è contraddistinto dai seguenti principi: separazione fra stato e chiesa e diffidenza verso il potere politico e le chiese di stato; astinenza dalle cariche pubbliche e dal servizio militare; assoluto pacifismo; etica scrupolosa e quasi legalistica; tolleranza; vocazione al martirio; dottrina della “luce interiore” e cioè persuasione che Dio parla ad ogni vero credente che diventa suo profeta; desiderio di formare comunità di veri santi, dove è veramente presente il Regno di Dio; vita spiccatamente comunitaria e visioni apocalittiche della storia (imminenza del giudizio e della fine dei tempi).

 

Gli anabattisti costituivano una grave minaccia per il rapporto fra la chiesa e lo stato che ne garantiva la sopravvivenza e quindi furono crudelmente perseguitati ed uccisi. Questa feroce persecuzione causò in alcuni di loro la convinzione che si dovessero uccidere gli infedeli e i miscredenti, se non si convertivano alla fede anabattista, e ad instaurare comunità in cui l’anabattismo era obbligatorio (vedi l’esperienza di Muenster con Giovanni Mathys e Giovanni di Leida, finita in un massacro nel 1537 e vedi anche l’appoggio dato da Tommaso Muenzer alla rivolta dei contadini nel 1525). L’esperienza di Muenster, degenerativa, costituirà una grave vergogna per il movimento anabattista intero che non può essere identificato con l’estremismo di Mathys e Bockelson (Giovanni di Leida).

 

Un ex prete cattolico, Menno Simons, raccoglie dopo il disastro di Muenster ciò che rimane del vero e genuino movimento anabattista e fonda in Olanda un movimento anabattista che prende il suo nome (i mennoniti) ; essi sono moderati e pacifici e si diffondono dall’Olanda in Svizzera, nel Palatinato, nella Germania del Nord. Da lì molti mennoniti emigreranno in America. I mennoniti dell’Olanda influenzeranno i primi “battisti” provenienti dall’Inghilterra e che erano fuggiti in seguito alle persecuzioni.